mercoledì 9 gennaio 2013

Proposta programma M5S Politiche produttive Nazionali, Small & Medium Enterprice

Inquadrare bene quali siano i fattori che alimentano lacrisi delle piccole e medie imprese e dell’artigianato in Italia, non è affattosemplice.
Iniziamo dalle certezze, da circa 30 anni la produzioneindustriale in Italia è anno dopo anno sempre più debole, un esempio è stata lachiusura dell’Italsider, (Ilva) napoletana, era un campanello di allarme,purtroppo ignorato da chi ha governato in tutti questi anni. Poi da qualchemese gli effetti sono arrivati anche a Taranto, Genova, Piombino e all’interoindotto.
Questo si che è un fatto certo, in Italia non esiste piùl’industria ma dobbiamo essere convinti di una cosa, un paese senza industria èassolutamente impossibile, siano ecologiche, siano “alternative” o altro,l’industria è vitale per un paese, l’alternativa?, pensate a cosa saràpossibile comperare, con questo basso potere di acquisto, se non riusciamo aprodurre materie prime e quindi trasfromarle?
Crisi dell’industria, crisi delle piccole e medie imprese edegli artigiani collegati, come un domino sono costretti a chiudere o ridurreil loro organico.
Come tutti ripetono, sembra una litania, l’Italia è il paesedelle piccole e medie imprese e degli artigiani, bene in parte è vero, iltessuto produttivo è oggi composto dal 91,7% da aziende con meno di 250dipendenti ed un 81,7% di aziende come meno di 10 dipendenti.
La difficoltà di oggi non è economica ma finanziaria maaltri aspetti incidono sulla vita di una PMI.
Avete mai pensato al giorno in cui l’Inps iniziasse alavorare veramente, cioè ad effettuare controlli seri su tutte i 5 milioni dipartite iva attivi in Italia?
Anche questo è un fattore condizionante, in Italia negliultimi tre anni, sono aumentate le aziende che sono debitrici verso l’Inps, nonperché sono fallite ma perché, non pagavano i contributi dei loro dipendenti,non chiudono e tentano il colpaccio, poi se beccati, chiedono la rateizzazionedei versamenti.
Se ci è chiaro che da un indebolimento del tessutoindustriale ci dovrebbe essere stata una trasformazione delle piccole aziende,vediamo più chiaramente un altro fattore negativo che è semplicementeculturale.
La stragrande maggioranza degli imprenditori non è convinto,non è capace, non è pronto ad affrontare cambiamenti sia nell’ambito gestionalesia nel seguire l’innovazione e lo sviluppo della società dell’informazione edell’information society.
Sia chiaro il sostegno a questa trasformazione è veramenteridicolo, fatto di professionisti, esempio commercialisti, avvocati ecorporazioni abili solo a “succhiare” come delle sanguisughe, i guadagni degliimprenditori e degli artigiani. Nonostante le camere di commercio, centinaia disportelli informativi, associazioni di settore, una rete capillare che ha solopolverizzato tutta l’energia che poteva essere reinvestita.
I commercialisti!!! Sapete c’è un movimento, un fenomenoculturale “la morte del commercialista”
Oggi un artigiano che produce un fatturato normale, diciamo30000 € annue deve pagare ad un commercialista almeno 3000 € annue per ilbilancio e altri oneri fiscali.
Dal primo dicembre, gli imprenditori possono scegliere unnuovo regime di iva, Iva per Cassa, un po’ in ritardo ma regolamento approntatoa metà dicembre, ora provate a chiedere ad un imprenditore se sa di questa cosae se sa cosa scegliere per il suo business, vecchio regime o nuovo regime? Inparole povere, pago l’iva solo se incasso la fattura emessa.
Ancora provate a chiedere ai commercialisti cosasuggeriscono ai loro clienti.
Il nostro imprenditore vuole essere, un assistito e nonvuole crescere. Ancora oggi, si contano sulle dita di una mano gli imprenditoriche sanno leggere un bilancio con Direttiva UE. Si arriva al paradosso che perla gestione contabile di un’azienda, un imprenditore paga un dipendente permettere insieme le carte, poi le porta dal commercialista, dove un altrodipendente le inserisce nel pc, alla fine il lavoro è doppio, quindi inutileall’imprenditore e costoso. Cosa abbiamo alla fine, un esercito di “scimmie”che impila scartoffie dalla mattina alla sera.
Perché le piccole e medie aziende non gestiscono tutta lacontabilità nella propria azienda?
Timidamente si parla oggi di dematerializzazione dell’interociclo di fatturazione ma poi dobbiamo pensare di reintegrare “l’esercito discimmie”.
Ancora, quanti imprenditori sanno che potrebbero, prima diarrivare alla cassa integrazione, investire nei loro dipendenti con dellaFormazione Continua, molto vantaggiosa, dipendenti che non si fermano a casa eche si investe in un nuovo progetto o si rafforza il vecchio.
Un esempio sono il Fondo Fapi, Formazione Continua ma quantiriescono ad accedere? I numeri sono bassi, non perché non ci sono quattrini, ladomanda è bassa.
Investire nel cambiamento, investire nella formazione,pagata, sono certamente delle soluzioni ottimali, in alternativa ad unachiusura e magari senza neanche dare quello che si deve, sia al territorio siaai dipendenti.
Siamo in piena rivoluzione tecnologica, provate a chiederviquanti sono gli imprenditori che decidono di affrontare la sfida, un esempio,il cloud, la sicurezza informatica, anche in questo settore, in Italia siamo ilfanalino di coda, cattiva informazione, poca voglia del nuovo, timori verso lasicurezza, problemi di cultura. Oggi se incontrate un imprenditore e glichiedete che cosa vorrebbe da un consulente? “Voglio risparmiare sui servizi”ma non vuole capire che deve analizzare tutto il suo processo di lavoro, non èpossibile pensare di risparmiare sui servizi di base, internet, sull’energia,tanto lo sappiamo benissimo, questi signori fanno cartello, anche se nonufficialmente. Nonostante il mercato sia libero, la tenaglia è ferrea, anzi meglio,l’imbroglio è garantito e nessuno riesce a sfuggire e gli imprenditori nonvogliono capire che in questo ambito non c’è risparmio sono solo cascati nellarete delle grandi “TLC, ENI etc etc
Le banche fanno la loro parte?, in un contesto come quello Italianodobbiamo raccogliere analisi sia dalla parte di chi chiede finanziamenti senzaottenerli sia dalla parte di chi chiede e li ottiene.
Quali differenze? Corruzione? Clientelismo? Capacità dimettersi in gioco? Etc etc.
I fattori che condizionano il successo o l’insuccesso di unimprenditore sono veramente tanti ma mi sento di dire in sintesi, in Italia silavora male. Ogni giorno incontro imprenditori ed ascolto le loro storie, leloro esigenze, loro sono pieni di sfiducia, non si fidano di nessuno e noncredono più a nulla, molti di loro vorrebbero solo chiudere è finalmenteriposarsi.
Non è solo una competizione al ribasso, costo del lavoro,costi dei servizi è un tessuto che per un processo naturale si stà essiccndolentamente e la sfida reale è conoscere ed investire nel nuovo tessuto che stàaffiorando, sostenuto da internet, dai nuovi media e principalmente da unanuova consapevolezza di un uso corretto e non smisurato di oggetti, strumentidi ogni tipo, macchine, beni di consumo etc etc.
Ho iniziato parlando di certezze e non posso che prendermiancora qualche rigo per parlare del “posto fisso”, cioè quella che è rimastacome ultima grande industria italiana, la politica con le sue “aziende partito”ma ad oggi quanti sono stati i parlamentai italiani? Quanti senatori dellarepubblica? E quante sono le persone che lavorano nell’indotto dell’aziendapartito?
E la storia non è finita, anzi, nel corso degli anni sonostati aumentati.
Tutti vogliono candidarsi, come parlamentari, senatori etcetc ma è sempre voglia di fare politica?
Oppure il nuovo miracolo italiano è nell’azienda partito?“Il lavoro fisso” è quello di parlamentare, senatore, consigliere etc etc, èstare e vivere nell’ambito territoriale di una azienda partito,
questa è la grande industria italiana.

PS
Caro Beppe, cari amici e amiche sono disponibile ad ogniforma di collaborazione e con tutta la mia esperienza per contribuire allacrescita ed al consolidamento del nuovo tessuto produttivo italiano fatto dipiccole e medie imprese ed artigiani, troviamo una formula per coordinarci edefinire quale scelte intraprendere.

Un programma è un riconoscimento reciproco fondato sullatrasparenza, la democrazia e la fiducia.

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